EuroMed Rights, il Cairo Institute for Human Rights Studies, la Libya Platform e l’ASGI chiedono all’Unione Europea di non finanziare le autorità costiere libiche , di istituire dei percorsi sicuri per le persone migranti e di attivare un programma di ricerca e soccorso per i migranti coordinato dall’Unione.
Violenza in terra libica: ultimi aggiornamenti
Il 1 ottobre 2021 le autorità libiche hanno condotto dei raid contro migliaia di migranti nella città di Gargaresh in Tripolitania, 4.000 persone sono state arrestate, tra cui molti rifugiati e richiedenti asilo già registrati dall’UNHCR. Nei giorni successivi il numero dei detenuti ha superato le 5.000 unità.
Gli arrestati vengono tenuti in celle sovraffollate, con poca acqua e poco cibo. L’UNICEF segnala che almeno un migliaio tra donne e bambini si trovano in una situazione di “immediato pericolo”. Durante le operazioni di polizia un migrante è stato ucciso e altri 15 sono stati feriti. Secondo le Nazioni Unite migranti disarmati sono stati maltrattati nelle loro case, picchiati e minacciati con le armi. Un rappresentante del Governo Libico ha affermato che “le autorità cercheranno di respingere ai loro paesi di origine il maggior numero possibile di migranti”.
Secondo l‘Alto Commissariato delle Nazioni Unite per i Diritti Umani, il 6 ottobre le guardie libiche hanno aperto il fuoco contro un mezzo migliaio di migranti che cercavano di fuggire dal centro di detenzione di Gheriyan. Quattro persone sono rimaste uccise e parecchie altre sono state gravemente ferite. Lo stesso è accaduto l’8 ottobre 2021: secondo l’OIM gli addetti alla sicurezza hanno ucciso sei migranti e ferito un numero non ancora precisato di persone che hanno tentato di scappare dal Centro di raccolta e rimpatrio di Al-Mabani, a Ghout al-Sha’al in Tripolitania.
Il 14 ottobre il Pubblico Ministero libico ha annunciato che sono state condotte delle inchieste per l’uccisione di un singolo non ben identificato migrante durante gli accadimenti dell’8 ottobre nel centro di Al-Mabani, ed è stato quindi ordinato l’arresto del sospetto assassino e di altri tre funzionari mentre il responsabile del centro è stato sottoposto ad indagini.
Livelli di violenza totalmente impuniti
Gli ultimi attacchi non sono degli incidenti isolati, ma fanno parte di un più ampio ed inumano sistema di detenzione illegale, sfruttamento e abuso sostenuto dalle autorità libiche e avallato dalle politiche di esternalizzazione della Comunità Europea. Il Cairo Institute for Human Rights Studies e la Libya Platform nel loro rapporto semestrale sulla situazione dei diritti umani in Libia denunciano la continua e sistematica violazione dei diritti delle persone migranti, dei rifugiati e dei richiedenti asilo, che avviene nella più completa impunità. Le violenze evidenziano il coinvolgimento di gruppi armati affiliati allo Stato Libico e alle istituzioni preposte alla sicurezza, avvalorando l’urgente necessità di una riforma dello stesso settore della sicurezza.
Inoltre in un recente rapporto la Missione Indipendente di Indagine delle Nazioni Unite ha trovato le prove di crimini di guerra commessi fin dal 2016. Ha dichiarato che gli abusi e i comportamenti inumani commessi contro i migranti, e identificati come parte di un attacco sistemico e generalizzato atto a rafforzare le politiche dello Stato, possano essere ritenuti crimini contro l’umanità. La Missione richiama la comunità internazionale ad assicurarsi che qualsiasi accordo siglato con la Libia soprattutto in tema di migrazioni rispetti la Legge Internazionale dei Diritti Umani e il Diritto Internazionale Umanitario.
Una spirale di violenza per cui l’UE non è scevra da responsabilità
L’OIM stima che fino ad oggi nel 2021, non meno di 1.178 persone siano morte cercando di attraversare il Mediterraneo Centrale. Ma il numero reale potrebbe essere ben più grande. A causa di ritardi e inadempienze nell’organizzare operazioni di ricerca e soccorso i morti in mare nella prima metà del 2021 sono aumentati del 249% rispetto allo stesso periodo del 2020 .
Fino ad oggi 26.000 migranti sono riusciti a fuggire dalle prigioni Libiche, ma sono poi stati intercettati in mare da operazioni coordinate dalle cd. Guardie costiere e riportati nei centri di detenzioni del paese. Queste operazioni sono finanziate, equipaggiate e il personale è addestrato da fondi UE e finanziamenti di singoli Stati membri.
Nonostante il tragico aumento di morti e respingimenti illegali che avvengono nel Mediterraneo Centrale siano il diretto risultato dell’incapacità delle autorità libiche ed europee di far fronte alle loro proprie responsabilità, la Commissione Europea ha da poco annunciato la sua decisione di consegnare dei nuovi pattugliatori “Classe P 150” alle autorità libiche. Tale equipaggiamento verrà usato per i per riportare forzosamente migranti, richiedenti asilo e rifugiati negli orrori del paese nordafricano.
L’UE deve smettere di finanziare la “Guardia Costiera Libica”
EuroMed Rights, il Cairo Institute for Human Rights Studies, la Libya Platform e ASGI chiedono alla UE e ai suoi Stati Membri di:
- Fermare immediatamente ogni finanziamento, fornitura di equipaggiamento e addestramento alla c.d. “Guardia Costiera Libica” fino a quando questa continuerà a perpetrare respingimenti illegali e ogni altra grave violazione dei diritti umani.
- Ristabilire un programma di Ricerca e Soccorso coordinato dall’UE per fermare la tragica perdita di vite umane nel Mar Mediterraneo.
- Predisporre canali legali di evacuazione e poi di inclusione per i migranti, i richiedenti asilo e i rifugiati trattenuti nei centri di detenzione in condizioni inumane e sottoposti a gravi violazioni dei diritti umani, abusi e torture.