Nel maggio del 2015 la Repubblica del Niger approvava, a seguito delle pressioni dell’UE, la legge relativa al traffico illecito di migranti: una legge che, dalla formulazione all’attuazione, ha gravemente compromesso il diritto alla libera circolazione all’interno dell’area Ecowas e ha determinato la sistematica violazione dei diritti umani delle persone migranti nel paese.
A maggio 2022, l’Association Malienne des Expulsés e l’Associazione Jeunesse Nigérienne au Service du Développement Durable (associazione parte del network Alarm Phone Sahara) hanno presentato, con il sostegno di ASGI, NULAI, OMCT, e della Nile University Law Clinic, un ricorso alla Corte di giustizia della Comunità economica degli Stati dell’Africa occidentale (ECOWAS) contro tale legge.
L’importanza del Niger per l’UE
Il Niger ha assunto progressivamente maggiore importanza come partner dell’Unione europea nelle politiche di gestione delle migrazioni verso l’Europa. A partire dal 2015 è divenuto centrale per il controllo della cd. rotta del Mediterraneo centrale, che, a partire dall’Africa dell’Ovest, conduce le persone migranti in Libia e poi in Europa.
La diplomazia dell’Unione e dei suoi Stati membri è così intervenuta con forza per stringere partenariati con i paesi considerati di transito affinché ponessero ostacoli alla mobilità per prevenire l’arrivo delle persone alle frontiere europee.
L’impatto delle politiche di esternalizzazione e della legge 36/2015 sulla libertà di circolazione nell’area Ecowas
Gli interventi normativi e operativi finanziati e promossi dall’Unione europea in Africa occidentale in relazione al controllo delle frontiere sono intervenuti in un contesto regionale, quello della Comunità economica degli Stati dell’Africa occidentale (ECOWAS) che, nonostante i numerosi rallentamenti e le crisi, pone al centro del suo sviluppo l’integrazione regionale e la libera circolazione di merci e persone. Su tale sistema la diplomazia europea ha avuto un impatto estremamente negativo, limitando di fatto la possibilità per i cittadini e le cittadine comunitarie di spostarsi liberamente all’interno della Comunità.
Tra questi interventi è da considerarsi di primaria importanza l’approvazione e l’attuazione della legge n. 36 del 2015 della Repubblica del Niger che ha portato a un aumento dei controlli sui cittadini comunitari lungo le frontiere del paese, sui principali assi di mobilità interni e che ha di fatto impedito la circolazione nella regione di Agadez, sottraendo all’esercizio del diritto alla libera circolazione un’intera porzione di territorio.
Il lavoro intrapreso e la presentazione del ricorso
A partire dalla fine del 2020, un gruppo di associazioni, docenti e giuristi europei e africani ha avviato un lavoro comune sull’analisi dell’impatto della legge sulla libera circolazione in Niger e sugli strumenti di contenzioso attivabili.
Il lavoro comune ha compreso un’analisi sul campo relativa all’implementazione della legge e delle esperienze delle persone migranti in relazione ad essa, la raccolta di informazioni e report e un’analisi degli strumenti giuridici e delle violazioni al sistema di libera circolazione Ecowas che la legge implica.
A maggio 2022, l’Association Malienne des Expulsés e l’Associazione l’Associazione Jeunesse Nigérienne au Service du Développement Durable (associazione parte del network Alarm Phone Sahara) hanno presentato, con il sostegno di ASGI, NULAI, OMCT, e dalla Nile University law Clinic, un ricorso alla Corte di giustizia dell’ECOWAS contro la legge n. 36 del 2015 relativa al “traffico illecito di migranti”.
Secondo le associazioni ricorrenti l’attuazione della legge ha comportato, oltre a una lampante violazione del diritto alla libera circolazione dei cittadini comunitari, anche alla detenzione, alla deportazione, alle molestie, alla tortura delle persone migranti nel paese.
La legge è stata infatti implementata attraverso un aumento dei controlli che ha comportato un’indebita restrizione del diritto alla libera circolazione1: nell’ambito dei controlli, le autorità nazionali richiedono in maniera sistematica requisiti aggiuntivi rispetto a quelli previsti dalla normativa per il transito. Il mancato possesso di tali ulteriori requisiti o semplicemente il rifiuto di pagare somme di denaro richieste illegittimamente dalle autorità comporta il respingimento o l’impossibilità di proseguire il viaggio.
I controlli disposti in attuazione della legge hanno dato inoltre luogo a forme di detenzione ai fini dell’ottenimento di denaro da parte delle autorità di sicurezza, forme di violenza e, in alcuni casi, al ricorso alla tortura. Evidentemente questo ha comportato la violazione di fondamentali diritti umani, riconosciuti dalla Carta Africana dei diritti dell’Uomo e dei popoli e da numerosi altri strumenti internazionali. La legge è formulata e messa in atto in maniera discriminatoria che non garantisce uguale accesso alla protezione dei diritti. Inoltre, le condotte delle autorità violano il diritto alla dignità umana e il divieto di tortura e di pene e trattamenti inumani e degradanti, il diritto alla libertà e alla sicurezza personale e il diritto a che le sue ragioni siano ascoltate nell’ambito di procedimenti giudiziari.
Il clima instaurato dall’approvazione e poi dall’attuazione della l. n 36/2015 e la “caccia alle streghe” scatenatasi contro i migranti ha spinto i cittadini stranieri verso percorsi sempre più pericolosi. Di conseguenza, sono diventati sempre più vulnerabili alla violenza e alle violazioni dei diritti umani e hanno trovato ancora più difficile accedere all’assistenza e ai servizi di protezione. La pratica del rapimento a scopo di riscatto e della detenzione arbitraria è aumentata ad Agadez: i migranti sono più facilmente detenuti in modo non visibile nei ghetti, dove non hanno accesso a cure mediche o altri servizi. Inoltre, data la difficoltà del viaggio, i contrabbandieri cercano talvolta di trarre profitto dalla vendita dei migranti, che vengono così sottoposti a ulteriori maltrattamenti e trattamenti degradanti. In questo modo si determina una lesione del diritto alla vita e di una serie di diritti a cui le persone migranti non hanno accesso proprio in ragione della loro progressiva clandestinizzazione e dei processi di detenzione ed espulsione sommari a cui sono sottoposti. Tra questi il diritto alla proprietà, alla salute, alla protezione della vita privata e familiare, all’accesso all’educazione.
A fronte di tale situazione e della competenza della Corte di Giustizia a conoscere i casi di violazione dei diritti umani, l’Association Malienne des Expulsés e l’Associazione Jeunesse Nigérienne pour le développement Durable si sono fatte promotrici di un’actio popularis in relazione alla violazione dei diritti di un’intera comunità, quale quella delle persone in movimento e dell’interesse pubblico al rispetto della libertà di circolazione e dei diritti ad essa connessi. Questo caso è infatti da considerarsi di interesse pubblico in quanto riguarda i diritti più fondamentali (non discriminazione, uguaglianza, vita e integrità, libertà, libertà di movimento, divieto di tortura, accesso alla giustizia) dei cittadini dell’ECOWAS che meritano una decisione giudiziaria se sono vittime di restrizioni e violazioni, comprese quelle previste dalle leggi nazionali.
Le associazioni
- Jeunesse Nigérienne au Service du Développement Durable (JNSDD AIKIN KASA) è un’organizzazione nazionale di difesa dei diritti umani attiva in Niger e che fa parte di una serie di reti transnazionali quali Afrique Europe Interact, Alarm Phone Watch The Med, Alarme Phone Sahara. JNSDD dirige il progetto di APS di assistenza alle persone migranti in partenza, in transito o in arrivo in Niger che sono sottoposti a numerose sfide nel territorio nigerino. Nel corso del suo lavoro sul campo, l’associazione ha potuto constatare numerosi casi di violazioni dei diritti delle persone in movimento nello spazio della CEDEAO dovuti all’attuazione della l. nr. 36 del 2015.
Contatti: +227 94 96 28 42;
- L’Association Malienne des Expulsé (AME) è stata fondata nel 1996 da un gruppo di migranti maliani. I membri dell’associazione hanno vissuto in prima persona l’esperienza del rimpatrio e le missioni dell’AME nascono proprio da questo vissuto. L’Associazione interviene nella difesa dei diritti e nell’assistenza umanitaria delle persone migranti.
Contatti:
- L’Organizzazione mondiale contro la tortura (OMCT) lavora con 200 organizzazioni associate che lottano per porre fine alla tortura e ai maltrattamenti, assistere le vittime e proteggere i difensori dei diritti umani a rischio, ovunque si trovino. È il più grande gruppo internazionale attivo nella lotta contro la tortura in oltre 90 Paesi.
Contatti: (+) 41 79 539 41 06;
Web: www.omct.org
- L’ASGI (Associazione per gli studi giuridici sull’immigrazione) è un’associazione di promozione sociale nata dall’intenzione di condividere la normativa nascente in tema d’immigrazione da un gruppo di avvocati, giuristi e studiosi, che ha, nel tempo, contribuito con suoi documenti all’elaborazione dei testi normativi statali e comunitari in materia di immigrazione, asilo e cittadinanza, promuovendo nel dibattito politico- parlamentare e nell’operato dei pubblici poteri la tutela dei diritti nei confronti degli stranieri.
Contatti: ; contatti progetto Sciabaca&Oruka (ASGI):
- La Nile University Law Clinic è una clinica legale universitaria appartenente alla Facoltà di Giurisprudenza della Nile University di Abuja, Nigeria. I suoi maggiori campi di interesse e intervento sono l’accesso alla giustizia, i diritti umani, la giustizia sociale e la formazione giuridica clinica.
Contatti: +2347060957697;
- Il Network of University Legal Aid Institutions (NULAI) Nigeria è stato fondato nel 2003 come organizzazione non governativa, senza scopo di lucro e apolitica, impegnata nella promozione dell’educazione legale clinica, la riforma dell’educazione legale, l’assistenza legale e l’accesso alla giustizia in Nigeria e lo sviluppo di futuri avvocati di interesse pubblico. NULAI costituisce oggi una rete di cliniche legali universitarie coesa che fornisce servizi legali pro-bono ai non abbienti, formando al contempo una nuova generazione di studenti di giurisprudenza competenti e impegnati nel servizio pubblico e nella giustizia. Dal 2004, in Nigeria sono state aperte 14 cliniche legali con sede nelle università, creando nuove opportunità di servizi legali gratuiti.
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