Conclusioni emerse dal convegno sulle politiche di esternalizzazione
Il 19, 20 e 21 maggio 2021 si è tenuta la conferenza internazionale “L’esternalizzazione delle frontiere: conseguenze sulla mobilità in Africa e sul diritto di asilo” organizzata da ASGI, NULAI Nigeria, ASF e CIHRS. Nel corso della conferenza, che si è svolta ad Abuja, Roma e Tunisi, organizzazioni italiane, tunisine, nigeriane e libiche, insieme agli esperti e ai relatori provenienti dai quattro paesi hanno lavorato per costruire strategie transnazionali per contrastare le politiche di esternalizzazione.
Le principali conclusioni prodotte dal dibattito
Come più volte sottolineato dalle organizzazioni per i diritti umani, le politiche di esternalizzazione dei confini dell’Unione europea e dei suoi stati membri limitano la libertà di movimento dei cittadini africani e, di conseguenza, costituiscono un serio ostacolo al diritto fondamentale all’asilo.
Queste politiche sono parte di una più ampia strategia globale di gestione della migrazione, nella quale il rafforzamento dei confini, le politiche securitarie, le espulsioni sommarie e l’esternalizzazione dei controlli delle frontiere giocano un ruolo fondamentale.
Gli stati europei e africani, le agenzie dell’UE, le organizzazioni internazionali, le agenzie intergovernative, le compagnie private e le ONG contribuiscono alla definizione di un sistema di controllo e gestione della migrazione.
Le organizzazioni per i diritti umani hanno osservato infatti che le politiche di esternalizzazione sfruttano anche il mandato umanitario delle istituzioni internazionali e delle ONG, e lo stretto legame tra azioni di sviluppo e gestione delle migrazioni. In Tunisia, Libia e Nigeria, questo lavoro, che mirava a mitigare gli effetti delle politiche di esternalizzazione, è diventato un’importante fonte di legittimazione e attuazione di queste stesse politiche.
Il nuovo Patto su asilo e migrazione conferma e rafforza un approccio europeo che mira a confinare i processi di selezione e determinazione dello status giuridico delle persone in movimento al di fuori del territorio dell’Unione. Questo confinamento avviene attraverso la cooperazione con i paesi di origine e transito dei flussi migratori e attraverso l’istituzione della “finzione giuridica di non ingresso” nelle aree di transito sul territorio europeo.
Proprio durante la Conferenza, i media hanno pubblicato dichiarazioni di rappresentanti politici europei relativamente alla possibilità per l’UE di concludere un accordo di esternalizzazione con la Libia. Attraverso tale accordo si vorrebbe sostenere il governo libico nel compito di limitare gli arrivi nel paese attraverso la frontiera meridionale e, soprattutto, di contrastare le partenze dal paese attraverso il rafforzamento delle capacità operative della Guardia costiera libica. Il 20 maggio, la Commissaria per gli Affari interni dell’UE Ylva Johansson e la Ministra dell’interno italiana Luciana Lamorgese si sono recate in Tunisia per rafforzare il sistema congiunto di controllo delle frontiere marittime del paese e, allo stesso tempo, intensificare i rimpatri verso la Tunisia.
Ciò che riteniamo necessario
Questa preoccupante situazione rende necessario sviluppare nuove strategie giuridiche per identificare le responsabilità legali dei differenti attori per le violazioni dei diritti dei migranti. Per raggiungere questo obiettivo è fondamentale divulgare le azioni di contenzioso per la protezione dei diritti dei migranti sperimentate dalle organizzazioni che hanno preso parte alla conferenza. Si ritiene inoltre necessario rafforzare ed espandere le strategie di contenzioso che possono essere sviluppate attraverso l’azione dei reti transnazionali per la difesa e la promozione dei diritti dei migranti.
In particolare, le organizzazioni si impegnano a rafforzare la cooperazione e a strutturare specifiche roadmap per adoperarsi congiuntamente nelle seguenti azioni:
- Garantire la responsabilità e l’accountability degli stati africani ed europei per le gravi violazioni dei diritti delle persone in movimento, specialmente il diritto alla libertà personale, anche sostenendo il rafforzamento dei meccanismi sanzionatori per le violazioni dei diritti umani e della giurisdizione universale
- Contrastare gli accordi bilaterali e il sostegno finanziario dell’UE per l’attuazione del controllo delle frontiere e la gestione delle migrazioni che mirano a contenere la mobilità umana
- Contestare la violazione del diritto d’asilo derivante dall’applicazione di procedure d’asilo sommarie e dalla facilitazione di procedure di riammissione dei richiedenti asilo nei paesi di transito, derivante dall’applicazione abusiva dei concetti di “paese terzo sicuro” e “paese di primo asilo”
- Impegno per la pubblicazione degli accordi di rimpatrio per permettere la valutazione della loro legalità, soprattutto in relazione all’impatto della loro applicazione sui diritti fondamentali dei cittadini stranieri
- Impegno per il monitoraggio giuridico delle attività degli attori umanitari – come le istituzioni internazionali e le ONG – che legittimano le politiche di esternalizzazione e per la promozione di azioni legali per individuare la loro responsabilità per le violazioni dei diritti fondamentali
- Impegno nel monitoraggio degli accordi di libero scambio tra i paesi africani (all’interno dell’ECOWAS), e tra l’UE e i paesi africani (come il DCFTA UE Tunisia), e nell’evidenziare i modi in cui limita la libertà di movimento e l’attività economica e incoraggia il traffico di esseri umani
- Contestare la raccolta di dati personali e l’uso improprio dei sistemi di controllo biometrici che colpiscono il diritto alla libera circolazione e il diritto d’asilo.