Segnaliamo un interessante articolo di approfondimento sulle politiche e la cooperazione in materia di rimpatri tra UE ed Egitto, realizzato da EuroMed Rights nell’ambito del costante lavoro di mappatura delle pratiche di rimpatrio nell’area Euro-mediterranea
Quando si parla di immigrazione irregolare e gestione e controllo delle frontiere, l’Egitto sembra essere il buon allievo del Mediterraneo. Nel 2018, il Ministro dello sviluppo interno egiziano ha ricordato che “nessuna imbarcazione di migranti illegali è partita dall’Egitto dal 2016 […] perché l’Egitto ha adottato una strategia complessiva per affrontare il fenomeno”. La cooperazione tra UE ed Egitto in tema di migrazione non è una novità, ma è andata tuttavia intensificandosi dopo la cosiddetta “crisi migratoria” dell’estate del 2015. La strategia è diventata prioritaria quando entrambe le parti hanno rinnovato l’accordo tramite le nuove priorità di partenariato aggiunte nel 2017. In aggiunta agli aiuti per lo sviluppo e il rafforzamento delle capacità, l’Egitto trae beneficio dagli 89 milioni di euro erogati dal Fondo Fiduciario dell’UE per l’Africa, a supporto dei “suoi sforzi nel miglioramento della gestione delle migrazioni, per far fronte alle cause profonde della migrazione irregolare e sostenere le comunità locali che accolgono i rifugiati”. I termini della cooperazione sono soprattutto a vantaggio degli interessi delle autorità egiziane, alla ricerca di legittimità politica in tempi di crescente criticismo nei confronti del regime autoritario. Gli sforzi di cooperazione egiziana sono stati riconosciuti durante il secondo incontro nel quadro del dialogo sulla migrazione tra UE ed Egitto tenutosi nel 2019.
Diversi Stati membri dell’UE si sono cimentati singolarmente in accordi di cooperazione bilaterale con l’Egitto in ambito migratorio, in particolare nella lotta contro la tratta di esseri umani e l’immigrazione clandestina, e nelle politiche di rimpatrio. E’ il caso della Germania, che ha firmato un accordo con l’Egitto nel 2017. Anche l’Italia ha deciso di cooperare nel 2018 con le autorità egiziane per contrastare “l’immigrazione illegale”. Italia ed Egitto avevano già avviato il dialogo preliminare nel 2015, interrotto poi con l’omicidio del ricercatore italiano Giulio Regeni, avvenuto al Cairo nel gennaio del 2016. In un Paese dove le violazioni dei diritti umani diventano sempre più gravi, l’esternalizzazione del controllo delle frontiere dell’UE porta importanti conseguenze per i diritti dei migranti e dei rifugiati, che siano egiziani o meno. Come già detto in precedenza, le crescenti violazioni dei diritti individuali in Egitto non ha fermato l’UE e i suoi Stati membri dall’impegnarsi in meccanismi di cooperazione bilaterale. Questo tipo di accordi ha un impatto negativo sui diritti di migranti e richiedenti asilo, portando a episodi di violenza da parte delle forze di polizia, nonché azioni di rimpatrio forzato. Le politiche di rimpatrio tra Egitto e membri dell’UE finiscono per portare a ritorni coatti e collettivi di migranti in Paesi dove gli standard di protezione sono considerevolmente più bassi rispetto a quelli europei, dunque violano il principio di non-refoulement garantito dalla Convenzione di Ginevra del 1951.
Il seguente capitolo esplora il progetto di cooperazione tra l’UE e l’Egitto, assieme a due schemi stabiliti da altrettanti Stati membri, Germania e Italia. In aggiunta a ciò, il capitolo revisiona l’impatto che questi accordi hanno sui diritti individuali in Egitto. Nella sezione introduttiva viene analizzato il contesto politico ed economico attuale in Egitto, in seguito viene approfondita la cooperazione UE-Egitto in ambito migratorio e i casi di Germania e Italia, mentre la conclusione si focalizza sui rischi che il ritorno in Egitto rappresenta per i migranti.
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