Consigli di lettura
A cura di Martina Bossi e Sebastian Carlotti
di Ben Khouja Mohammed Mehdi, 2020.
Il contributo analizza le conseguenze che derivano dall’esternalizzazione dei confini europei in Niger nel quadro del meccanismo EUCAP Sahel Niger. Luogo di passaggio per i migranti in viaggio verso la Libia, in particolare attraverso la città di Agadez, il Niger è diventato un attore principale su cui concentrare le attenzioni europee volte al contrasto delle migrazioni. Nel 2015 il Niger approva la legge 2015-36 volta al contrasto e alla criminalizzazione di tutte le azioni e le attività collegate alla migrazione ‘irregolare’. Il saggio esamina le conseguenze negative di questa legge che si ripercuote sia sulla società locale, con danni estesi a vari ambiti socioeconomici, e alla stessa popolazione migrante che ha subito un notevole peggioramento della propria condizione. Infine, uno sguardo interessante viene rivolto all’analisi della percezione della legge da parte della cittadinanza locale e di come i problemi connessi alla sua implementazione abbiano ulteriormente minato la già fragile fiducia nelle istituzioni governative.
The adverse effects of Niger’s anti-smuggling law. Forced Migration Review 64: 67-69
di Colleen Moser, 2020
Colleen Moser ci offre uno sguardo sulle conseguenze negative della legge che nel 2015 ha introdotto in Niger la criminalizzazione del traffico umano. Al centro dei movimenti tra il Sahara e il Sahel verso il nord Africa, sin dai primi anni 2010 l’Unione Europea si è rivolta con interesse ai Paesi dell’Africa occidentale offrendo un importante contributo in termini di aiuto allo sviluppo in cambio della cooperazione nel contrasto alla migrazione ‘irregolare’. Tra il 2014 e il 2020 l’UE ha disposto 1.2 miliardi di euro al solo Niger per attività che vanno da progetti di aiuto per lo sviluppo ad azioni di rafforzamento dei confini e del loro controllo. In particolar modo, il presente contributo si sofferma sulle ripercussioni che la legge 2015-36 ha avuto su tutte le componenti sociali. Attraverso l’analisi di come si è trasformata la condizione di migranti, ma anche dei commercianti e degli imprenditori locali, l’autrice propone alcune misure urgenti che l’UE dovrebbe considerare al fine di ridurre nell’immediato le maggiori criticità.
di Global detention project
Il contributo esamina l’approccio che l’Unione Europea ha adottato a partire dal 2015 in Niger, il quale è diventato uno dei principali paesi destinatari dei finanziamenti del Fondo Finanziario di Emergenza dell’Unione Europea per l’Africa (EUTF). Quanto accade in questo paese è un perfetto esempio dell’“umanitarismo penale” che l’UE sta adottando in Africa: finanzia progetti il cui scopo è criminalizzare le migrazioni utilizzando i fondi allo sviluppo come “merce di scambio” per convincere i governi dei paesi beneficiari ad adottare politiche sempre più repressive dei flussi migratori. Il Niger nello specifico è un terreno di prova per l’Europa, dove poter sviluppare i propri schemi di gestione delle frontiere. Il report denuncia la situazione nei centri di detenzione nel paese, luoghi in cui adulti e bambini abitano gli stessi spazi, dove non vi è alcuna garanzia di assistenza legale, dove non vengono rispettati gli standard minimi richiesti dalla comunità internazionale. Inoltre, non vi è una mappatura esatta dei centri il che rende estremamente difficile individuare e denunciare le violazioni e gli abusi quotidianamente subiti dai migranti e dai rifugiati detenuti.