Segnaliamo l’articolo pubblicato nel volume “Ius migrandi. Trent’anni di politiche e legislazione sull’Immigrazione in Italia”, a cura di Monia Giovannetti e Nazzarena Zorzella, edito da Franco Angeli, p. 133.
All’interno del processo di esternalizzazione delle frontiere, il Memoradum d’Intesa sottoscritto tra la Libia e l’Italia il 2 febbraio 2017- e rinnovato automaticamente nel 2020 – riveste un ruolo di primaria importanza con riferimento alla rotta mediterranea.
In tale quadro, la riduzione drastica degli arrivi ed il coinvolgimento delle autorità libiche – celebrati come la via maestra per il raggiungimento degli scopi perseguiti – hanno provocato l’aumento delle morti in mare e il drammatico peggioramento della situazione dei migranti sul territorio libico.
Gli obiettivi, individuati dall’accordo, di riduzione delle morti in mare e di contrasto al traffico degli esseri umani non sono stati raggiunti. L’articolo mostra come, al contrario, l’implementazione del Memorandum abbia rafforzato le reti di traffico e reso ancor più letali le traversate del Mediterraneo.
Il contributo inoltre intende far luce su come l’accento posto sugli obiettivi di tipo securitario sia strumentale a un cambio di paradigma nella gestione del fenomeno migratorio, realizzato mediante la cooperazione con le autorità libiche. L’obiettivo è di rendere giuridicamente accettabili le violazioni sistematiche degli obblighi derivanti dal diritto interno ed internazionale in materia di non refoulement, e rispetto dei diritti umani fondamentali. Ciò è possibile attraverso una narrazione delle migrazioni che individua gli effetti – morti in mare, reti di traffico – senza tuttavia risalire alle cause storico-politiche di tali situazioni. Destoricizzando e decontestualizzando le migrazioni, le attuali politiche ne affrontano gli effetti nocivi esclusivamente attraverso misure repressive e securitarie, la cui efficacia è stata ampiamente documentata.