Dal 14 al 19 giugno tre avvocati dei progetti Sciabaca e Oruka, insieme ad un mediatore culturale, hanno effettuato un secondo sopralluogo giuridico in Niger per approfondire e aggiornare quanto emerso dal primo sopralluogo di novembre 2018.
L’elaborazione scientifica del primo sopralluogo, dal quale è emerso il documento “Il programma Emergency Transit Mechanism e il reinsediamento dal Niger. Ricostruzione giuridica, criticità presenti e future” è stata curata da Asgi nell’ambito del progetto Sciabaca. La ricerca, scaricabile anche in inglese e francese, descrive i procedimenti di resettlement dal Niger e l’Emergency Transit Mechanism dalla Libia al Niger, mettendo in luce i primi profili che dal punto di vista giuridico destano le maggiori criticità.
Con il secondo sopralluogo sono stati aggiornati e approfonditi il procedimento di evacuazione dalla Libia e il procedimento di resettlement dal Niger (ETM) grazie ad interviste con soggetti istituzionali e a colloqui con i cittadini stranieri coinvolti nei procedimenti stessi. E’ stata inoltre verificata la possibilità di promuovere contenzioso strategico.
Durante i colloqui sono stati approfonditi i temi legati alla procedura di resettlement e di Emergency Transit Mechanism (ETM) con particolare attenzione ai ritardi nella procedura, alle conseguenze negative in caso di parere negativo emesso dall’UNHCR al riconoscimento dell’ asilo, all’esclusione dal reinsediamento in Europa dei rifugiati , alle condizioni dell’accoglienza in Niger.
Alcuni cittadini eritrei, somali ed etiopi hanno formato un comitato e manifestato davanti alla sede di UNHCR, all’ambasciata francese e americana, per rivendicare il loro diritto al trasferimento in paesi terzi sicuri e il diritto di conoscere il reale stato della loro richiesta. Hanno quindi diffuso un comunicato, nel quale individuano le ragioni di questo ritardo e chiedono ad UNHCR azioni più incisive e rispettose del loro diritto di asilo.
Specificamente per quanto riguarda la donne nigeriane vittime di tratta, nonostante le stesse possano essere riconosciute rifugiate, sono emerse evidenti difficoltà nell’accesso alla procedura. In particolare, dalle interviste è emerso come non vengano informate della possibilità di chiedere asilo.
E’ stato inoltre approfondita anche la situazione dei rifugiati eritrei che da più di un anno si trovano in Niger in attesa di definire la propria situazione rispetto alla richiesta di asilo. Per loro sono state raccolte le procure per la presentazione di contenzioso strategico.
I colloqui e le interviste svolte durante il sopralluogo sono state:
- interviste con cittadini eritrei evacuati dalla Libia e in attesa della determinazione della richiesta di asilo, finalizzate ad approfondire i motivi dei ritardi nei procedimenti di riconoscimento dell’ asilo e del resettlement nei paesi UE;
- un colloquio con la responsabile della divisione protezione e assistenza della commissione nazionale nigerina che valuta le richieste di asilo, per approfondire il procedimento di valutazione delle richieste di protezione internazionale e il procedimento di appello a seguito di un rigetto;
- intervista con il responsabile dell’UNHCR in Niger
- intervista con personale del Ministero della Giustizia e con la direttrice generale dell’Agenzia Nazionale della Lotta Contro la Tratta di Persone (ANLTP), con focus sulla condizione delle cittadine nigeriane. É stata approfondita la situazione di vulnerabilità di questa categoria di richiedenti, con la constatazione che il Niger non sia un paese in grado di offrire una condizione duratura di protezione, essendo molto alto il rischio di sfruttamento lavorativo ed emarginazione.
Sulla base delle informazioni raccolte durante il primo e il secondo sopralluogo, si è ritenuto ci fosse la possibilità di raccogliere le procure alle liti da parte di cinque migranti allo scopo di portare avanti due tipologie specifiche di contenzioso strategico:
– Richiesta di visto umanitario: sono state raccolte le procure di tre cittadini eritrei evacuati dalla Libia da UNHCR e bloccati in Niger da lungo tempo senza notizie certe sul resettlement. Solo uno di loro ha ricevuto un diniego scritto della domanda di protezione (ora in riesame), gli altri ne hanno ricevuto notizia solo oralmente. Nonostante la non completa certezza che le persone siano definitivamente bloccate in Niger, le procure sono state raccolte perché i tempi di attesa e di stallo delle pratiche hanno superato l’anno e gli interessati erano fortemente provati dalle condizioni di vita nel campo e dalla situazione indefinita nella quale si trovano. Fra questi uno degli istanti versa in gravi condizioni di salute che la permanenza in Niger sta aggravando.
Si procederà con la richiesta urgente di rilascio di un visto umanitario, innanzitutto per la persona che tra le tre è nelle condizioni di salute più gravi: infatti si tratta di cittadino eritreo meritevole di protezione, la sua
condizione di richiedente in Niger non gli fornisce garanzie adeguate, l’attesa e la permanenza stanno compromettendo gravemente la sua salute. La domanda di rilascio di visto dovrà essere presentata all’ambasciata italiana in Niger, in caso di rifiuto del rilascio o in caso di silenzio, si potrà presentare ricorso di urgenza al Tribunale civile di Roma. Con un’azione del tutto sperimentale si vuole richiedere al giudice l’autorizzazione all’ingresso di una persona meritevole di protezione in modo che possa presentare la domanda di asilo in Italia.
– Richiesta di risarcimento danni per respingimento in Libia di un nucleo familiare da parte di un mercantile italiano 2 luglio 2018: Durante le settimane che hanno preceduto il sopralluogo in Niger, grazie a continui
collegamenti con ricercatori in Libia, è stato possibile rintracciare un nucleo familiare che a bordo di una imbarcazione diretta in Italia, è stato soccorso da una nave mercantile italiana e, su indicazione della Guardia
Costiera Libica, è stato condotto nuovamente a Tripoli. Il nucleo, evacuato dopo mesi di prigionia dalla Libia, è arrivato in Niger tramite UNHCR. Abbiamo quindi raccolto la procura dei componenti di un nucleo familiare
(coniugi con figlio di 10 mesi) cittadini eritrei in modo da presentare una causa contro la compagnia navale e il governo italiano per aver riportato in Libia una donna incinta di 8 mesi e il marito, i quali sono stati nuovamente incarcerati e sottoposti a terribili vessazioni. La causa non è stata ancora incardinata in quanto si attende che la famiglia giunga in sicurezza in Europea e poi si procederà alla richiesta di risarcimento davanti le competenti autorità italiane. Nel frattempo sono stati presentati 2 accessi civici e una interrogazione parlamentare da parte dell’on. Orfini per raccogliere prove del respingimento avvenuto il 2 luglio 2018.
Le cinque procure sono state autenticate da un notaio nigeriano e legalizzate presso l’ambasciata della Costa D’Avorio, ufficio competente per la legalizzazione, poiché l’ambasciata in Niger non ha ancora formalmente
questa competenza.